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Sindrome da iperstimolazione ovarica

La sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS) è caratterizzata dall’ingrossamento delle ovaie e l’aumento della permeabilità dei vasi sanguigni, che significa passaggio di liquidi dal sangue alla cavità addominale, a livello polmonare e di altri tessuti.

La sindrome da iperstimolazione ovarica è una condizione che può interessare le donne sottoposte a stimolazione ovarica per trattamenti di fertilizzazione in vitro (IVF). Questi trattamenti prevedono la somministrazione di farmaci ormonali per stimolare la crescita multipla di follicoli, che contengono gli ovociti, nell’ovaio: quando la risposta ovarica agli ormoni è esagerata può insorgere l’OHSS.

La sindrome da iperstimolazione ovarica si sviluppa a causa della stimolazione ovarica con gonadotropine, ma solo dopo la somministrazione di hCG (human Chorionic Gonadotrophin) che viene utilizzata per indurre la maturazione follicolare finale, prima del pick-up (raccolta degli ovociti) o dell’inseminazione artificiale vera e propria. Si tratta di una patologia che di solito si autolimita, ma in alcuni casi può persistere e peggiorare quando s’instaura la gravidanza.

L’OHSS precoce si instaura entro 9 giorni dall’iniezione di hCG ed è causata dall’hCG esogeno;
L’OHSS tardiva si verifica oltre 10 giorni dopo l’ultima iniezione ed è mantenuta dall’hCG endogeno prodotta dalla gravidanza.

L’OHSS si definisce lieve, moderata, severa o critica a seconda della gravità dei sintomi (gonfiore e dolore addominale, difficoltà nel respirare, etc.), della dimensione delle ovaie, di alcuni valori del sangue, della quantità di diuresi e altri parametri specifici.

Epidemiologia

Gli studi riportano un’incidenza di OHSS moderata o severa nel 3.1-8% dei cicli di IVF. Il tasso di ospedalizzazione per iperstimolazione ovarica è del 0,9% dopo IVF.

Fattori di rischio

  • Giovane età.
  • Basso peso corporeo.
  • Sindrome dell’ovaio policistico.
  • Esposizione ad alte dosi di gonadotropine.
  • Valori alti di ormone anti-mulleriano (AMH).
  • Alti livelli di estradiolo.
  • Precedente sindrome da iperstimolazione ovarica in anamnesi.

Diagnosi

I primi sintomi sono la distensione e il dolore a livello addominale: questi sono causati dall’ingrandimento delle ovaie e dall’iniziale accumulo di liquido nella pelvi. Quando la sindrome peggiora iniziano anche i problemi gastrointestinali e diventa evidente la presenza di versamento liquido nell’addome (ascite); il liquido si accumula anche a livello dei polmoni e del cuore e la paziente non riesce a respirare bene. Si liberano delle sostanze nel sangue che aumentano il rischio di trombosi. Oltre all’edema polmonare possono insorgere insufficienza renale ed epatica.

Trattamento

Il trattamento dell’iperstimolazione ovarica dipende dalla severità della sindrome, ma è importante considerare che questa può peggiorare con il tempo. In caso di iperstimolazione ovarica lieve la paziente può essere trattata a domicilio e i sintomi scompaiono in 7-10 giorni o comunque all’arrivo della mestruazione, se non è iniziata la gravidanza, durante il percorso di inseminazione artificiale; in caso di gravidanza, la sindrome può prolungarsi e peggiorare.

Quando l’iperstimolazione ovarica è moderata o severa, è necessaria l’ospedalizzazione per monitorare i segni e i sintomi (dolore, vomito, disturbi nel respirare, gonfiore, aumento di peso, riduzione della diuresi) e per avviare la terapia; la terapia consiste nel somministrare gli antidolorifici (paracetamolo, codeina), nel bilanciare i liquidi, eseguire la profilassi antitrombotica e gestire i versamenti liquidi (eventualmente con il drenaggio degli stessi). In alcuni casi critici è necessario ricoverare la paziente in terapia intensiva.

Prevenzione

Le strategie per prevenire l’iperstimolazione ovarica includono:

  • prima dell’inizio del trattamento di inseminazione artificiale: personalizzazione del ciclo, utilizzo dei protocolli con gli antagonisti del GnRH, maturazione in vitro e somministrazione di metformina;
  • durante il trattamento di inseminazione artificiale: induzione dell’ovulazione con gli agonisti del GnRH, terapia con cabergolina o basse dosi di aspirina, crioconservazione di ovociti ed embrioni, somministrazione endovenosa di albumina, riduzione delle gonadotropine, sospensione del ciclo.