Si parla tanto di difficoltà psicologiche della coppia infertile, ma spesso i medici non sottovalutano il problema?
Sta lentamente cominciando a diffondersi tra la comunità scientifica che opera nel campo della procreazione assistita e inseminazione artificiale, la consapevolezza delle difficoltà psicologiche che accompagnano la condizione di infertilità ed i suoi percorsi diagnostici e terapeutici.
Ci sono pochi dubbi sugli effetti che la condizione di infertilità determina nella coppia in termini di ansia, stress psicosociale, frustrazione, disadattamento della coppia.
Qual è la reazione di una coppia di fronte al problema dell’infertilità?
Una iniziale reazione di sorpresa di fronte alla difficoltà di avere figli viene quasi subito sostituita da sentimenti contrastanti, di frustrazione, rabbia, angoscia e depressione. Infatti, quando una coppia vive il “dramma” dell’infertilità, la sua iniziale reazione può essere quella della sorpresa e dello shock emotivo, ed i due componenti della coppia iniziano a domandarsi perché stia accadendo proprio a loro. Ma ben presto, proprio questa frustrazione, se non canalizzata attraverso un dialogo sereno, può portare addirittura a crisi di coppia che influiscono nella comunicazione, nel dialogo ed anche nella stessa attività sessuale della coppia, portando ad una situazione di conflitto e di continue ripercussioni.
Recentemente uno studio riguardante gli effetti dell’infertilità sulla coppia ha fatto emergere un dato importanti: man mano che la coppia procedeva con i trattamenti e le indagini per valutare il da farsi, la frustrazione e lo stress aumentavano, mentre il dialogo e la comunicazione diminuivano.
La tensione relativa all’infertilità è particolarmente visibile nelle donne, spesso le più bersagliate da trattamenti invasivi e di ordine traumatico: a rendere la situazione ancora più angosciante, il numero di tentativi terapeutici falliti, che incide profondamente sull’equilibrio psicofisico della coppia (Benazon et al. – 1992).
Qual è il grado di interferenza dell’infertilità sulla sfera sessuale?
La sfera sessuale è una sfera molto delicata, sulla quale anche i problemi esterni alla coppia possono incidere profondamente. L’influenza sulla sfera sessuale è ancora maggiore se essa riguarda aspetti come l’infertilità e l’incapacità di procreare: la sfera sessuale riceve così un forte rallentamento, i rapporti diventano meno frequenti e meno spontanei, e si possono verificare disturbi sessuali tipici maschili e femminili, come difficoltà a raggiungere l’orgasmo, eiaculazione precoce, impotenza di tipo secondario oppure calo del desiderio (Di Francesco – 1990).
Una ricerca scientifica condotta in Italia ha fatto emergere un dato significativo: la medicalizzazione rendeva ancora più comune l’inadeguatezza sessuale dell’uomo che soffriva di infertilità, tanto che se nella prima consultazione l’incidenza delle disfunzioni sessuali era di circa 6,57%, essa raggiungeva, alla fine del percorso terapeutico e diagnostico, il 15,8%, con un aumento di calo del desiderio ed eiaculazione precoce (D’Ottavio et al. – 1991).
Che cosa fate nel vostro centro per aiutare le coppie infertili sotto il profilo psicologico?
Presso Promea esiste la possibilità in ogni momento del percorso riproduttivo di inseminazione artificiale di consultare uno psicologo con particolare esperienza nel seguire ed aiutare le coppie infertili, come singoli o come coppie. Inoltre a tutti coloro che sono interessati o stanno per intraprendere un ciclo di fecondazione assistita viene offerta l’opportunità di partecipare ad un gruppo coordinato dall’ostetrica del centro e dallo psicologo in cui, oltre riprendere alcuni aspetti tecnici delle tecniche di fecondazione assistita vengono offerti alcuni spunti di riflessione sulle difficoltà psicologiche di questi percorsi.
Esiste un criterio scientifico codificato e condiviso che chiarisca quando si deve mettere un punto finale in un percorso di riproduzione assistita?
Abbastanza chiari sono i criteri con cui va selezionata una coppia che entra in un programma di riproduzione e fecondazione assistita, poche indicazioni e soprattutto episodiche e marginali quelle che ci dicono quando deve uscirne, o meglio quali sono i criteri medici per i quali il medico deve consigliare la coppia ad abbandonare questa strada.
Spesso il medico si nasconde dietro la pressante richiesta della donna o della coppia, e trova una rassicurazione nel proseguire i trattamenti nell’esplicita volontà dichiarata.
E’ sufficiente per proseguire? Basta aver detto, signora la sue possibilità sono molto poche, magari quantizzandole in percentuale per essere liberi da ogni responsabilità?
Le grandi possibilità di offerta terapeutica sembrano aprire alle coppie ad ogni svolta un nuovo sentiero percorribile. Se l’inseminazione artificiale non funziona si può tentare la fecondazione in vitro.
L’intervento tecnologico rischia di rinchiudere le persone in un ciclo in cui alla speranza si alterna la delusione. Continuando a provare forse qualcosa succederà.
E’ difficile scegliere di uscire dal cerchio, accettare la realtà.
Qual è il ruolo del medico nell’aiutare una coppia a smettere e quali sono le coppie che vanno consigliate di smettere?
Il medico ha il dovere di consigliare ad una coppia di smettere con i trattamenti? A quali coppie si consiglia di smettere?
A questa domanda non è semplice fornire una risposta. Infatti, è vero che esistono situazioni critiche ovvie, come quelle delle donne in premenopausa, le cosiddette poor responders (letteralmente, povere nella risposta), che non riescono a rispondere positivamente ai trattamenti. Esistono però anche coppie con risultati modesti (come, ad esempio, casi di cattiva qualità embrionaria) oppure coppie che sin dai primi tentativi di trattamento non riescono ad avere la forza mentale e psicologica per proseguire in questo percorso.
Questo significa che la strada del trattamento con fecondazione assistita per le coppie con problemi di sterilità non è sempre quella giusta, sia per chi ha basse probabilità di riuscita, sia per quelle coppie che, per motivi differenti, non riescono a livello emotivo ad affrontare tensione e stress da insuccesso.
La difficoltà di non provarci più…
Se è vero che dal punto di vista individuale e di coppia, anche grazie a percorsi terapeutici mirati, è possibile e più accettabile non avere figli, la pressione sociale è ancora oggi molto forte e rispondere alle aspettative di amici e parenti è molto difficile.
La sensazione di frustrazione e di tensione aumenta quando si pensa ai propri genitori, ai quali, seppur non per propria volontà, si nega la possibilità di diventare nonni. E così, pur di non essere in balìa del senso di colpa, a volte si rischia di ritornare sui propri passi: a questo punto subentra il percorso terapeutico, un iter che si pone l’obiettivo di aiutare la coppia a prendere consapevolezza delle proprie difficoltà ed anche dei tentativi andati a vuoto. Ripercorrere queste tappe può essere doloroso, frustrante ed angosciante, ma molto utile perché solo in questo modo la coppia può finalmente liberarsi dal fantasma del senso di colpa e riprendere a vivere.
Promea è un centro altamente specializzato in fecondazione assistita e inseminazione artificiale. Contattaci senza impegno per qualsiasi ulteriore informazione. Per farlo vai alla pagina contatti di questo sito.