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Cataratta e neonati: cosa fare

L’intervento di cataratta è sicuramente uno dei metodi principali per il trattamento di questo disturbo che, in genere, riguarda persone anziane o comunque di mezza età ma che talvolta può essere compatibile anche con una problematica di tipo neonatale.

Questo significa che, sebbene questo disturbo della vista – generalmente provocato da una opacizzazione del cristallino – si verifichi in tarda età, riscontrandosi quindi per lo più in pazienti anziani o comunque adulti, qualche volta questa opacizzazione può essere anche un problema non legato all’invecchiamento cellulare. Un problema abbastanza raro, per bambini e neonati in genere, che in questo caso è un vero e proprio deficit che va curato il prima possibile per evitare conseguenze ancora più gravi che nell’uomo adulto.

Sappiamo che la piccola lente interna all’occhio (il cristallino, per l’appunto) in condizioni normali permette di ottenere la corretta visione delle cose, degli oggetti e delle persone, in quanto il materiale trasparente di cui è fatta consente ai raggi di riflettere le immagini sulla retina. Quando ciò non avviene a causa della sua opacizzazione, iniziamo a percepire le immagini scure ed opache, e progressivamente la vista inizia a perdere ‘colpi’, dandoci immagini scure, distorte e sempre meno visibili: un problema molto importante, che si può ripercuotere sulle capacità visive di chi è affetto da questo disturbo, fino a portare alla cecità.

Il trattamento principale è l’intervento di cataratta: un’operazione – se così possiamo chiamarla – che solo ad un primo impatto potrebbe essere considerata invasiva ma che in realtà al giorno d’oggi, grazie ai progressi scientifici, non lo è affatto.

Quando si parla di cataratta neonatale – che può richiedere un intervento per il suo trattamento – si dice che essa è congenita; generalmente riguarda un solo occhio (per questo è chiamata monolaterale) e non si presenta allo stesso modo di quella degli adulti, in quanto la gravità è variabile e può riguardare piccole aree del cristallino ed essere quindi più o meno estesa a seconda dei casi.

Accorgersi di questo disturbo nel neonato può essere semplice, imparando a riconoscere questi sintomi:

  • Strabismo (che si nota soprattutto quando il bimbo ci sta fissando);
  • Opacità dell’occhio (si vede soprattutto nelle fotografie);
  • Occhio pigro: l’occhio ‘sano’ cerca di compensare quello che non lavora bene.

Il trattamento può essere correttivo fino all’età di 8 anni: ovvero, se si agisce prima di questa soglia di età, si hanno migliori possibilità che la soluzione sia efficace e definitiva, cosa più difficile se il trattamento avviene dopo questo periodo.

L’ambliopia – detta anche sindrome occhio pigro – deve essere trattata con l’incentivo ad utilizzare l’occhio pigro, ‘tappando’ quello sano con il cerotto oftalmico. In ogni caso, però, un intervento chirurgico per il trattamento della cataratta – con tempi precisi stabiliti dal pediatra – è la soluzione più efficace.